L’intervento del più abile e carismatico negoziatore del NYPD il 18 ottobre a Milano. Un evento targato Performance Strategies mirato ad esplorare il percorso necessario a risolvere i conflitti. Jack Cambria si racconta e spiega con quali tecniche comunicare efficacemente entrando così in empatia con persone e situazioni a volte difficili.
Non chiamatelo “corso”.
La giornata di formazione intitolata “La scienza della negoziazione” era di grande appeal: sarà che il protagonista di per sé rappresentava la principale attrattiva dell’evento; sarà forse che, non abituati a sentir parlare di negoziazione da un personaggio proveniente da un ambiente atipico per questo tema, eravamo estremamente stimolati dalla curiosità; ma l’appuntamento con Jack Cambria era imperdibile.
Ma chi è Jack Cambria? Per rispondere dobbiamo immaginarci a New York, immergerci nella scena di un dramma criminale o di un imminente, potenzialmente tragico epilogo. Ci troviamo, in una parola, dentro ad una crisi. Una situazione critica, ad alta tensione e, come nella maggior parte dei casi, c’è in ballo il bene più prezioso: la vita.
Nella grande mela, la metropoli per eccellenza, l’habitat emblema di una società stressata, tesa, sovrappopolata di “casi umani”, quando i punti di rottura diventano una minaccia, ecco che serve qualcuno con la mente molto a posto. Una persona coi nervi saldi, un buon negoziatore.
Jack Cambria è un negoziatore. Per trent’anni Comandante della squadra negoziazione ostaggi della NYPD, la Polizia newyorkese.
Non ha l’aspetto di un eroe, non sembra una persona “importante”. Con la sua statura contenuta, la sua faccia normale da signore della porta accanto, non penseresti a lui come al detentore di un siffatto potere.
Il potere di portare, con la sua sola presenza, non solo speranza ma anche una concreta chance di ripristino dell’ordine. Il suo carisma risiede tutto nella calma del sapere.
Innanzitutto il saper ascoltare, ribaltando la dinamica comune del rapporto fra due interlocutori, quella cioè entro la quale l’80% del tempo è dedicato a parlare e il 20% ad ascoltare…Cambria ci insegna che dovrebbe essere l’opposto: l’ascolto non dovrebbe avere lo scopo ultimo di permetterci di ribattere, bensì quello di comprendere il punto di vista altrui alla ricerca dell’empatia.
E’ un percorso, come lui stesso ci insegna, un percorso dentro alla crisi. La negoziazione è infatti costituita di fasi e di momenti: Cambria non va per tentativi, applica un metodo che include un’alternanza di atteggiamenti sempre costruttivi, mediati da sensibilità, disponibilità, prontezza di riflessi, razionalità.
Applicate alla vita di tutti i giorni, sia essa quella legata alla nostra professione, sia la nostra sfera privata, queste linee comportamentali assicurano un clima di rispetto, ci aiutano ad ottenere il riconoscimento del nostro ruolo, allenando gli altri a trattarci con deferenza ma anche abituando noi stessi a non trascurare il prossimo.
Una buona negoziazione richiede autocontrollo, equilibrio e propensione al problem solving; è un atto di volontà. Occorre volerla, la mediazione, occorre perseverare per dissipare i punti di rottura e per ricercare i punti di incontro.
Gli esempi si sprecano. E’ sufficiente che richiamiamo alla memoria un qualsiasi conflitto vissuto in prima persona e proviamo ad immaginarci come sarebbe andata se avessimo, ad esempio, evitato alcune pericolose locuzioni, abbandonato pregiudizi, focalizzato sui sentimenti e sulle percezioni della controparte. Sono sicura che tantissimi dei presenti in sala, oltre alla sottoscritta, sentono la coscienza stridere come unghie su una lavagna ogni volta che Cambria porta esempi di comportamenti in cui tutti ci riconosciamo stimolando così – e di proposito – la nostra risposta interiore. Apposta ci presenta immagini e materiale audio-video di repertorio, a testimonianza di quanto le persone in crisi non abbiano il controllo emotivo, ma anche di quanto gli stessi poliziotti, a volte, non siano i migliori esempi di come si dovrebbe azionare almeno il buonsenso.
I contenuti proposti smuovono la presa di consapevolezza che trasformare stati d’animo alterati da un’istintiva inclinazione all’aggressività in una serie di comportamenti di spessore etico imprescindibile è possibile. Partiamo da un quotidiano allenamento dentro alle mura dei nostri uffici o delle nostre case ed estendiamo ai casi e alle situazioni meno comuni, dove ci viene richiesto di essere la nostra miglior versione.
…E quindi no, non chiamatelo “corso” perché come dicevamo nell’incipit non si è trattato di una lezione. Corsi e lezioni hanno lo scopo di trasmettere nozioni, ma non sono insegnamenti. L’insegnamento è un esito, la naturale conseguenza di un metabolismo personale delle nozioni. Non a caso diciamo “sta a noi trarne il dovuto insegnamento”…
Ebbene, Jack Cambria porta alla propria audience il racconto di un vissuto tratto dalla sua vita professionale e riesce a insegnare senza indottrinare e soprattutto lasciando al proprio pubblico valori per la vita.